Competenze chiave per la vita moderna

COMPETENZE CHIAVE PER LA VITA MODERNA

Dato che la globalizzazione continua a porre l’Unione Europea di fronte a nuove sfide, ciascun cittadino dovrà disporre di un’ampia gamma di competenze chiave per adattarsi in modo flessibile a un mondo in rapido mutamento e caratterizzato da forte interconnessione.

Muovendo dalle diverse competenze individuali, occorre rispondere alle diverse esigenze dei ragazzi assicurando la parità e l’accesso a quei gruppi che, a causa di svantaggi educativi determinati da circostanze personali, sociali, culturali o economiche, hanno bisogno di un sostegno particolare per realizzare le loro potenzialità educative.

Le competenze chiave sono importanti poiché ciascuna di esse può contribuire ad una vita positiva nella società della conoscenza favorendo la cittadinanza attiva, la coesione sociale e l’occupabilità.

Le competenze chiave sono determinate da un’attenta considerazione dei prerequisiti psicosociali per una vita di successo e per una società ben funzionante- Quali richieste avanza la società di oggi nei confronti dei propri cittadini? Quali competenze servono per trovare e mantenere un lavoro? Che tipo di adattamento serve per affrontare la tecnologia che cambia?

Partendo dalle raccomandazioni del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006, abbiamo cercato di integrare alle otto competenze chiave definite nel Quadro di riferimento europeo le competenze trasversali professionali valutate dalle aziende in fase di reclutamento del personale.

CONTRASTARE LA POVERTA’ EDUCATIVA

In Italia il 15% dei giovani tra i 18 e i 24 anni non consegue il diploma superiore o abbandona prematuramente ogni percorso di formazione. Un dato che – nonostante la percentuale si sia più che dimezzata dal 1992 (38%) – posiziona il nostro Paese al quart’ultimo posto tra i paesi per numero di early school leavers, seguito solo da Spagna (20%), Malta (20%) e Romania (19%)[14].

Se la scuola assolve un ruolo primario nella formazione dei nostri bambini e ragazzi, altrettanto importante è il contesto educativo e culturale, la ‘comunità educante’, nel quale vivono e crescono, a partire dalla propria casa e dalla propria famiglia.

Secondo l’indicatore elaborato dall’Istat per Save the Children, entro il 2030 tutti i minori tra i 6 e 17 anni in ogni regione italiana devono svolgere in un anno almeno 4 tra le seguenti attività: andare almeno una volta a teatro, musei o mostre, monumenti o siti archeologici, fare sport in modo continuativo, utilizzare internet spesso, leggere libri.

Un minore su 10 tra i 6 e i 17 anni di età nel 2016 non è mai andato al teatro o al museo, non ha visitato mostre, monumenti o siti archeologici, non ha fatto sport con assiduità, non ha letto nemmeno un libro e non ha utilizzato internet ogni giorno. Sono 6 su 10 coloro che non hanno svolto 4 o più delle attività sopra menzionate. Percentuali che si alzano fino al 71% con riferimento ai ragazzi provenienti da famiglie svantaggiate.

Contro il dramma della povertà educativa l’Italia si muove troppo poco e troppo lentamente. Anche negli ambiti in cui si sono fatti dei passi avanti – come la dispersione scolastica – si procede a rilento. Di recente il Parlamento ha varato un intervento di contrasto alla povertà assoluta.

La povertà educativa che colpisce i bambini in Italia si riflette inevitabilmente sulle loro stesse competenze cognitive. Nel nostro Paese, infatti, il 23% dei ragazzi di 15 anni non raggiunge le competenze minime in matematica e il 21% in lettura, dati che ci posizionano al 23° posto tra i 35 paesi OCSE.

LE AZIONI

  1. Percorsi di conoscenza di sè
  2. Laboratori sulle competenze chiave
  3. Esperienze in contrasto alla povertà educativa
  4. Attivazione delle risorse attorno al ragazzo

 

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